La stagione sciistica è da poco terminata ed a riportarci sulle piste ci pensa un film horror low budget: "Frozen". Il film si propone di concentrare la tensione su una seggiovia, insospettabile e ristretto mezzo di spostamento montano; una bella sfida, che ha dalla sua precedenti vincenti come "Open Water", "Buried" ed il recente "127 Ore" (LINK).
Purtroppo, però, in questo caso, la scommessa è persa.
Non fraintendiamo. Il film ha come scopo incollare lo spettatore al seggiolino del cinema per più tempo possibile. E ci riesce alla grande. Ma se il mezzo per arrivare a ciò è dichiaratamente di matrice quotidiana, non ci si può avvalere all'improvviso di espedienti assolutamente irrealistici.
Mi spiego.
Non fraintendiamo. Il film ha come scopo incollare lo spettatore al seggiolino del cinema per più tempo possibile. E ci riesce alla grande. Ma se il mezzo per arrivare a ciò è dichiaratamente di matrice quotidiana, non ci si può avvalere all'improvviso di espedienti assolutamente irrealistici.
Mi spiego.
Partiamo dalla trama: una coppia di fidanzati (Parker e Dan) ed un amico (Joe) trascorrono il weekend in montagna su un impianto sciistico; fra una sciata e una bravata da ragazzetti from college, commettono l'errore che costerà loro molto caro: decidono di prendere la seggiovia fuori dall'orario di chiusura giornaliero e settimanale, affidandosi a un addetto alla seggiovia corruttibile e sbadatello.
Risultato: i tre rimangono bloccati nel mezzo del percorso a 30 metri d'altezza e, pensate un po', dovranno attendere la riapertura degli impianti, che avverrà 5 giorni dopo; ovviamente non avranno il tempo di aspettare, pena la certezza di morire congelati.
Fin qui, a parte alcune forzature (quante coincidenze cosmiche, non ultima il fatto che nessuno dei tre ha cellulari appresso), tipizzazioni del caso da teen-movies americani, ed una recitazione irritante di Kevin Zegers (resa ancora più evidente dai continui primi piani) che sembra soffrire di miopia e iper-espressività, dicevo, a parte questi elementi, l'idea è piuttosto intrigante.
Ed il regista Adam Green riesce a condurre egregiamente il film fino alla prima e straziante scena gore. Da lì in avanti "Frozen" diventa il festival del tragicomico: scene (quasi) esilaranti nella loro goffaggine e fatalità, che vanno ben oltre la realistica riproduzione degli atteggiamenti e delle azioni assumibili da persone qualsiasi in una situazione del genere; parte centrale ultra-introspettiva e psicologica, che riprende il trend di dialoghi da quattro soldi presente in tutto l'arco del survival horror; ed, infine, l'espediente accennato sopra, che rappresenta buona parte delle scene gore ed, a ragion veduta, motivo principale dell'andamento tragico degli eventi. Sto parlando dei lupi.
Si, perché quando andate al cinema a vedere un film dal titolo "Frozen", la cui locandina richiama la suggestiva ipotesi di trovarsi di notte bloccati su una seggiovia, l'ultima cosa che vi aspettereste è che, la risposta al quesito "come creare costante tensione per 90 minuti di film in un luogo così ristretto?", sia introdurre nella sceneggiatura un branco di lupi furbacchioni e particolarmente affamati. Non dirò altro per non rovinarvi il film.
Di sicuro, però, "Frozen" perde molto in verosimiglianza e realismo, a discapito delle scene splatter, stavolta davvero ben girate e realistiche. Ciò rovina, purtroppo, anche il concetto che sta alla base del film e che pare essere una costante di molti horror di nuova generazione: la paura che una situazione di totale sicurezza e controllo precipiti in un incubo in cui ogni azione compiuta, a cui non diamo peso, possa trascinarci sempre di più verso una trappola mortale da cui ci è impossibile uscirne; in più beffati dal fatto che la salvezza sia lì a pochi metri da noi.
"Frozen" in parte trasmettere tale angoscia, seppur stemperata da un concatenarsi irrazionale, e molto rassicurante, degli eventi; non è un caso che in sala la tensione, molte volte, ha lasciato il posto a all'ironia del pubblico.
"Frozen" in parte trasmettere tale angoscia, seppur stemperata da un concatenarsi irrazionale, e molto rassicurante, degli eventi; non è un caso che in sala la tensione, molte volte, ha lasciato il posto a all'ironia del pubblico.
"Frozen" merita (?) una visione, intrattiene con una discreta crescita della tensione e, chiudendo un occhio sugli aspetti di cui sopra, potrà scuotervi degnamente. Chissà, magari la prossima stagione invernale rabbrividirete al pensiero di prendere la seggiovia....
Habemus Judicium:
Bob Harris
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