C'è una scena del film "Valzer con Bashir" che racchiude l'essenza del film: tre ragazzifanno il bagno nudi di notte. Sono trasportati dalle onde del mare, sotto il cielo di Beirut, illuminato da molte luci simili a piccoli fuochi nell'aria. La scena, di per sé, appare come una visione mistica ed il mare che culla i tre ragazzi rimanda a una dimensione onirica. Ma non è niente di tutto ciò.
Quella scena rappresenta la realtà, o meglio, la realtà rielaborata e distorta dalla mente di un uomo, Ari Folman. E' lui, infatti, uno dei ragazzi. Gli altri due sono suoi compagni. Non compagni di giochi o di scuola, nonostante l'aspetto adolescenziale ed innocente. Sono suoi commilitoni.
Ari, infatti, poco più che maggiorenne, fa parte dell'esercito israeliano, ed è stato catapultato nel conflitto libanese.
Siamo nel 1982 e Beirut è la bocca dell' inferno.
Palestinesi e Israeliani si fanno guerra e hanno scelto il Libano come campo di battaglia. Non è una guerra frutto di propaganda nazionalista, o per interessi economici o, ancora, figlia di fanatismi religiosi. E' una guerra politica e di mezzo c'è una terra promessa, ottenuta con la forza e il sangue.
Siamo nel 1982 e Beirut è la bocca dell' inferno.
Palestinesi e Israeliani si fanno guerra e hanno scelto il Libano come campo di battaglia. Non è una guerra frutto di propaganda nazionalista, o per interessi economici o, ancora, figlia di fanatismi religiosi. E' una guerra politica e di mezzo c'è una terra promessa, ottenuta con la forza e il sangue.
Ma torniamo alla scena di cui sopra. Quelle luci, che accendono il cielo notturno di Beirut in realtà sono razzi al fosforo. Il loro scopo è semplice: devono illuminare il più possibile la città.
E' importante che una parte di Beirut sia ben visibile: il campo nomadi palestinesi di Sabra e Shatila. E' stato dato ordine, dall'alto comando, ai soldati israeliani di lanciare i razzi e lasciare che le milizie libanesi filo-israeliane e falangiste si dirigano al campo nomadi. Hanno in mente qualcosa, ma Ari, così come gran parte dei soldati israeliani, non può saperlo, si limita ad eseguire gli ordini.
Il resto è storia di un massacro.
"Valzer con Bashir" è un film spiazza e dall'alto piacere estetico.
La colonna sonora, elemento essenziale del film, passa da sonorità pop, testimone di un decennio di cultura mediatica, ad altre, dominate da violini e pianoforti, emotivamente più coinvolgente.
La parte visiva è potente, persone e luoghi fatti rivivere attraverso l'animazione (la tecnica utilizzata in verità non è particolarmente complessa) capace di trasportarci in una dimensione onirica, ma che poi ci apparirà per quel che è: la trasfigurazione della realtà distorta dal tempo e dal dolore. E che con la realtà bisogna fare i conti ce lo ricordano le immagini finali, punto esclamativo e di rottura visiva rispetto al resto del film ed allo stesso tempo prosecuzione naturale di quanto visto prima.
La colonna sonora, elemento essenziale del film, passa da sonorità pop, testimone di un decennio di cultura mediatica, ad altre, dominate da violini e pianoforti, emotivamente più coinvolgente.
La parte visiva è potente, persone e luoghi fatti rivivere attraverso l'animazione (la tecnica utilizzata in verità non è particolarmente complessa) capace di trasportarci in una dimensione onirica, ma che poi ci apparirà per quel che è: la trasfigurazione della realtà distorta dal tempo e dal dolore. E che con la realtà bisogna fare i conti ce lo ricordano le immagini finali, punto esclamativo e di rottura visiva rispetto al resto del film ed allo stesso tempo prosecuzione naturale di quanto visto prima.
"Valzer con Bashir" è la ricerca, da parte del regista-protagonista israeliano, dei ricordi sul suo passato in Libano come soldato. Un'indagine che avviene attraverso gli incontri e dialoghi con alcuni ex-commilitoni e amici (i quali, a parte uno, sono personaggi reali); "Valzer con Bashir" altro non è che una seduta psicanalitica che si avvale della tecnica maieutica per estrarre i frammenti dell'oscuro passato dalla psiche di Folman. In tutto ciò vi è spazio anche per citazioni (su tutte scena della spiaggia che omaggia "Apocalypse Now") e per scene bizzarre che ben si iscrivono nel clima surreale che si crea in guerra.
E' emotivamente destabilizzante, uno schiaffo in faccia che, se da una parte ci fa terribilmente male, dall'altra, grazie ala lettura in chiave pop, visionaria ed anti-documentaristica ci provoca un piacere masochistico.
Immenso!
Habemus Judicium:
Immenso!
Habemus Judicium:
Bob Harris
Ho visto questo film l'anno scorso, mentre ero in vacanza, e il ricordo più presente legato alla visione del film è il silenzio. Un silenzio pieno di pensieri, calato pesantemente durante la visione del film e che si è fatto più tangibile quando il film è finito. Le parole erano diventate inutili.
RispondiEliminaMi è piaciuto questo commento come mi è piaciuto "Valzer con Bashir" che, escluso il silenzio, è un film legato anche a tanti bei ricordi.
Per certe cose non ci sono parole. Non ci si può aspettare un film del genere e non si può non rimanere spiazzati. Rasenta la perfezione.
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