lunedì 14 marzo 2011

"L'OMBRA DEL VENTO" (2004) DI CARLOS RUIZ ZAFON

Carlos Ruiz Zafòn sembra essere lo scrittore del momento. 
Esordisce nel 1993 con "Il principe della nebbia", ma il vero successo giunge nel 2004, anno di pubblicazione del suo quinto libro: "L'ombra del vento".
Sono passati 8 anni da quando è stato pubblicato e tutto è accaduto a fari spenti, niente campagna e tanto passaparola: il risultato è la bellezza di 8 milioni di copie in tutto il mondo. Un motivo ci sarà.
Il protagonista di questa storia è un bambino, Daniel Sempere. Orfano di madre, è figlio di un libraio che, per il suo undicesimo compleanno, decide di portarlo in una biblioteca da film fantasy: Il Cimitero dei libri dimenticati. Qui il giovane viene in possesso dell'unica copia di un'opera scritta da tale Julian Carax: "L'ombra del vento". Ecco spiegato il titolo del romanzo.
Per Daniel quello è un gran racconto e decide di mettersi alla ricerca delle sue altre opere; scoprirà terribili verità sulla vita di Carax e una curiosa coincidenza: man mano che cresce, la vita di Daniel sembra ripercorrere le tappe di quella di Julian. 
Ad arricchire la scena giungono poi alcuni straordinari personaggi che entreranno a far parte della sua vita: Fermin Torres, uno strampalato guascone dall'animo raffinato; Javier Fumero, un ispettore di polizia, torturatore al servizio del generalissimo Franco, che sembra essere indissolubilmente legata a Julian Carax; o ancora Lain Coubert, inquietante individuo dal volto sfigurato, che è alla ricerca dei libri del misterioso scrittore per poterli bruciare tutti.
"L'ombra del vento" è una commistione di generi dalla tinte malinconiche e decadenti, acuite dall'ambientazione post guerra civile; c'è il noir; c'è la tradizione dei racconti dell'orrore con le sue ambientazioni cupe, rarefatte e polverosi; poi il percorso di ricerca epistemologica sulla vita di Julian Carax, si muove nell'alveo del gialloE la commistione di genere è più che buona, garantendo numerosi momenti di patos che assumono un senso di imminente tragedia.
Ma "L'ombra nel vento" non è un lavoro perfetto, anzi.
La struttura appare meno ficcante rispetto alle scelte di cui sopra: in alcuni momenti la lettura diviene quasi macchinosa; non pienamente centrata la costruzione dei personaggi, che seppur straordinari, vengono limitati da un'eccessiva tipizzazione.
E che dire dell'eccessiva passione o sull'insistere in più riprese sul grande amore? Cavolo Zafòn, siamo in un noir, mica in una telenovela sudamericana?
Soppesando pregi e difetti, quest'Ombra mantiene comunque una sua anima, ha alcuni passaggi davvero notevoli e si differenzia da gran parte dei casi letterari degli ultimi anni (vero Dan?), più provocazioni create ad arte e magistralmente supportate dal bombardamento mediatico, che altro.
Leggerlo? 
Perché no.
Non ve ne pentirete. 
O almeno non troppo. 

Habemus Judicium:
Bob Harris

2 commenti:

  1. i romanzi solitamente non sono il mio genere preferito.. ma l'ombra del vento si legge tutto d'un fiato.. tu critichi l'eccessiva passione che ritieni pervadere tutto il romanzo...io credo ,al contrario,che sia l'ingrediente vincente. il lettore vive quelle emozioni...ha paura, è terrorizzato, ma soprattutto ama! il lettore si muove dentro quella Barcellona misteriosa e intrigante, potrebbe toccarla con mano! concordo sul fatto che questo è un libro che merita di esser letto!

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  2. Sicuramente lo stile è unico, soprattutto grazie all'elemento passionale che io critico e molti, come anche tu,approvi. Penso sia questione di gusti. E' cmq interessante confrontare lo stile orientale con quello latino: se prendiamo ad esempio Kitchen della Yoshimoto(di cui ho scritto),rispetto a Zafòn predilige uno stile opposto,in cui i sentimenti vengono mediati e "immobilizzati", molto introspettivo, gusto tipico del carattere orientale.

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