venerdì 9 giugno 2017

L'EPOPEA DELLO STADIO DELLA ROMA (PARTE II): LA DELIBERA DEI 5S

Il progetto originale con i grattacieli firmati da Libeskind (FIG. 1)
++In fondo  breve aggiornamento relativo all'ok definitivo al progetto da parte della CDS (dicembre 2017)++

Torniamo a parlare del progetto di Tor di Valle, un piccolo aggiornamento che si aggiunge ad un nostro lungo e documentato post di 2 mesi fa [LINK] e reso necessario dalla nuova delibera di pubblico interesse approvata della Giunta capitolina.
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11 mesi, da tanto governano i 5 stelle a Roma, 11 mesi il tempo che è stato necessario per modificare la delibera Marino e dare un nuovo impulso all'iter del progetto di Tor di Valle, il primo vero si della Giunta  ad una grande opera.
Si legge nella nota del Comune diramata dopo l'approvazione della Giunta della delibera: si è attuata l' «eliminazione delle tre torri, la realizzazione di edifici a basso impatto ambientale realizzati con alti standard energetici, il superamento del rischio idrogeologico ma anche il significativo miglioramento della mobilità e del traffico viabilistico in entrata e uscita dal centro-città».
Si conclude poi con il richiamo ad una clausola (analoga a quella che inserì la precedente amministrazione) in base alla quale «il mancato rispetto anche di una sola delle condizioni necessarie comporterà la decadenza del confermato pubblico interesse». Ossia se la Roma e Parnasi (il costruttore) non dovessero eseguire alcune delle opere pubbliche richieste, lo Stadio non si potrà mai aprire.
Finalmente il progetto si dirige verso la fine anche se a dire il vero gli ostacoli non mancano.
Alcuni consiglieri grillini sono ancora contrari all'opera e si dicono pronti a presentare un esposto alla Corte dei Conti fondato sulla debolezza finanziaria delle società di Parnasi, una tecnica già intrapresa in passato da Virginia Raggi quando, ancora Consigliere di opposizione, sostenne l'impossibilità di costruire lo stadio nella zona di Tor di Valle indicando, come unica soluzione possibile, la ristrutturazione del Flaminio.
La strada tracciata dalla nuova delibera è in buona parte quella immaginata nel precedente post, ossia che all'abbassamento del 50% circa delle cubature (da distinguere dal consumo del suolo che rimane quasi inalterato) segue un netto taglio delle opere pubbliche, all'incirca il 70% del valore in meno rispetto a ciò che era stato stabilito dalla precedente amministrazione.
Si tagliano i soldi previsti per il prolungamento metro B/interventi della Roma-Lido (alternativi l'uno all'altro) e si passerà dall'acquisto di 15 nuovi treni a soli 2 (o alla ristrutturazione di 4 treni vecchi già in uso). Vallo a spiegare a tutti quei pendolari che ogni mattina sono costretti a prendere la Roma-Lido che negli ultimi due anni ha vinto il Premio Caronte (il premio assegnato alla peggiore tratta pendolare d'Italia).
La stazione di Tor di Valle rimarrà così come è, ci possiamo scordare quella nuova prevista dal Professor Caudo. Visto che le immagini possono valere più delle parole, ve ne posto due, la prima che mostra come è e sarà la stazione (ci sarà certamente un'azione di ripulitura), la seconda come sarebbe dovuta essere a seguito dei lavori a carico dei privati :

Come è oggi la Stazione di Tor di Valle (FIG.4)

Il progetto cassato dai 5S della nuova Stazione di TDV (FIG.5)
Tra le tante opere cassate c'è l'ormai celebre Ponte di Traiano.
Partiamo anche qui da due immagini che possono aiutare a capire la direzione presa dall'amministrazione romana:
Il ponte di Traiano nella delibera Marino (FIG. 2)

Distanza tra Tor di Valle ed il Ponte dei Congressi (FIG. 3)
Con l'eliminazione del Ponte di Traiano (con i 2 km di complanari annessi), ed il venir meno di un collegamento veloce con l'autostrada Roma-Fiumicino, l'unico sfogo possibile (a meno che lo Stato non decida di mettere i soldi per costruirlo) per i mezzi privati rimane la Via del Mare, una strada provinciale che, stando alla nuova delibera subirà importanti lavori di adeguamento per renderla più sicura ed efficiente; in realtà interventi di questo tipo erano già previsti dalla delibera Marino.
Peggiora la mobilità privata e tornano in auge numerosi problemi su cui si era già discusso nella fase embrionale del progetto. In particolare dalle analisi del flussi automobilistici era emersa la necessità, sia per ragioni di traffico che di sicurezza (quest'ultime espresse anche dalla Prefettura), di avere due sbocchi per i mezzi privati, derivandone così la richiesta (di Marino e Caudo) della progettazione e costruzione del Ponte di Traiano .
I 5 Stelle, negli ultimi mesi hanno poi più volte parlato di una soluzione alternativa, il Ponte dei Congressi, questo pagato dal pubblico attraverso fondi europei, di cui è prevista la costruzione nel prossimo futuro. In realtà il Ponte dei Congressi non è una soluzione per la mobilità attorno lo stadio. Questo ponte, come potete vedere dalle immagini, si presenta fuori asse rispetto all'area di Tor di Valle essendo distante ben 2 km. 
Ed ancora, per il Ponte dei Congressi manca ancora un bando con il quale avviare il lungo iter che porterà all'aggiudicazione dell'opera ed all'inizio di un cantiere particolarmente complesso ed articolato. In questa fase si può immaginare che per una conclusione dei lavori si dovrà attendere circa 8/10 anni per il tutto, un periodo ben più lungo rispetto a quella ipotizzata per lo Stadio.
Nonostante ciò il Ponte di Traiano non è del tutto scomparso: la giunta l'ha inserito lo stesso nella delibera senza renderlo una condizione necessaria per il pubblico interesse..
I soldi in realtà non ci sono.
Il comune giustamente non li mette, le casse sono notoriamente vuote.
Il problema è che l'investimento, a causa del taglio delle 3 torri di Libeskind, non lo possono sostenere neanche i proponenti. Il ponte sta su carta e probabilmente lì rimarrà visto che il testo prevede solamente un vago accenno ad una sua costruzione futura.
L'unico ostacolo può essere rappresentato dalla Regione e dagli altri Enti presenti nella prossima Conferenza dei Servizi (qui si discuterà di questa delibera), che, ad esempio, per ragioni di sicurezza, potranno imporsi e richiedere la sua costruzione del Ponte di Traiano prima dell'apertura dello Stadio (in realtà non credo che la Regione si metterà di traverso, il bacino di voti legato al progetto credo abbia un peso maggiore rispetto alle questione di natura urbanistica).
La Raggi, dopo l'ok della Giunta alla delibera, sul suo profilo Facebook ha parlato con toni entusiastici della portata rivoluzionaria del nuovo progetto. Su questo non le se può dare torto.
Il progetto da buono è divenuto mediocre ed il taglio del circa 70% delle opere pubbliche va incontro ai costruttori e non alla cittadinanza.
E pensare che sino a poco tempo fa i 5 Stelle, in merito al vecchio progetto, parlavano di delirio trasportistico. Oggi quel delirio non esisterebbe più, nonostante il taglio di un ponte fondamentale, delle complanari che avrebbero portato ad un'autostrada e soprattutto del prolungamento metro B/investimenti sulla Roma-Lido.
Il rischio che si staglia dinnanzi ai romani è quello di avere un stadio moderno e funzionale non servito adeguatamente da trasporto su ferro e povero di infrastrutture viabilistiche.
E pensare che tutto questo caos è stato fatto per impedire 3 torri disegnate da Libeskind, uno degli architetti più importanti al mondo, inserite in una delle zone più degradate della capitale. Poi non lamentiamoci che da Roma fuggono le aziende e non si attraggono più capitali di investimento.
Oltre alle posizioni tecniche un' ulteriore riprensione va mossa anche nei confronti del modus operandi che è stato seguito dal Governo cittadino. Se la trasparenza, il fare del Campidoglio una casa di vetro, è stato uno dei cavalli di battaglia durante tutta la campagna elettorale dei 5 stelle romani, ciò non può dirsi essersi presentato in questa faccenda (1).
Così a seguito della delibera i vertici politici dell' Urbe si sono limitati a rendere pubblica una semplice nota (riportata ad inizio del post) senza consegnare il testo della stessa alla stampa ed andando così contro una prassi ben consolidata. Medesima scelta il Comune la seguì anche il 30 marzo quando si approvò un'altra delibera con cui si delineavano le linee guida da seguire per il progetto dello Stadio di Tor di Valle.
Lo stesso Iter non ha brillato per trasparenza, sviluppandosi in buona parte fuori dalla Conferenza dei Servizi attraverso numerose riunioni a porte chiuse tra Comune e proponenti.
Nel contempo l'opposizione, in particolar modo il PD, ha deciso di sollevare gli scudi contro la nuova delibera, sostenendo però argomentazioni in gran parte prive di fondamento e sino a poco fa utilizzate dai grillini (tra queste il fantomatico rischio idrogeologico di cui spesso si è parlato senza prendere in considerazione i numerosi studi dell'area fatti negli ultimi anni da tecnici).
Inizia probabilmente una nuova battaglia, un muro contro muro, in cui l'interesse verso la città continuerà a contare ben poco.


++Aggiornamento (dicembre 2017)++
Seppur questo spazio della blogosfera non si dedichi più a questioni politiche e di attualità, mi sembra doveroso scrivere in calce una piccola postilla relativa alla conclusione della Conferenza dei Servizi ed al'ok definitivo sul progetto.
Durante il lungo dibattito che si è instaurato a partire dalla delibera della giunta pentastellata, si è sottolineata sempre di più la necessità del Ponte di Traiano, una discussione di buon senso tesa a garantire una migliore mobilità privata nonché condizioni più sicure per gli automobilisti.
A risolvere l'impasse, visto l'assenza di soldi nelle casse comunali e l'insostenibilità della spesa per i proponenti dopo il taglio di cubature, ci ha pensato il Governo, decidendo di mettere circa 100 milioni di euro sul piatto pur di non perdere un investimento così importante per la città. Il ministro Delrio ci ha messo una pezza salvaguardando un investimento importante per la città di Roma; o forse sembra aver messo una pezza, al momento c'è solo una promessa e nessun atto scritto.
Abbiamo perso le tre torri solo per questioni ideologiche prive di fondamento, sobbarcandoci un dibattito estenuante fondato sul nulla che ha rischiato di far perdere un investimento straniero, di qualità, nel nostro paese. La giunta a 5 stelle si è fregiata del merito di aver fatto un progetto più green, ma come già espresso in precedenza, la certificazione Leed era già prevista con il piano di Marino, ed in secondo luogo, al posto delle torri sono state sostituite da edifici a corpo basso; in breve l'impronta del costruito sarà simile alla versione Marino-Caudo. Un giorno ci spiegheranno cosa intendano per più verde e meno cemento.
Il ponte carrabile sarà pagato dalla cittadinanza (sempre se Delrio passerà dalle parole ai fatti) e non più dal privato come nel progetto Marino (checché ne dica l'attuale amministrazione comunale).
Si è persa la possibilità di avere un collegamento metropolitano (lo sfioccamento della Metro B) con cui collegare direttamente periferie e centro della città con lo stadio; rimangono investimenti sulla Roma-Lido (in parte pubblici), poco funzionale, come ho ribadito sino allo sfinimento, al trasporto dei tifosi vista la rottura di carico a Piramide (scambio MB/R-L). Su questo punto rimane rimane un neo enorme: la mancata discussione relativa all'unione del treno per Ostia con la MB.
La stazione di Tor di Valle, come ipotizzato in questo post, sarà solamente ripulita, venendo meno la ristrutturazione ipotizzata all'inizio. Rimane la FL1 così com'è (4 treni all'ora per direzione nei feriali, 2 nei festivi) così com'è, importante collegamento, ma che da solo, senza migliorie, ben poco potrà garantire.
Quello che ne è uscito fuori è un progetto quasi discreto (?), che sicuramente migliorerà alcuni problemi atavici della zona (il recupero in uno spazio in stato di abbandono ed il necessario Ponte di Traiano e messa in sicurezza del fosso di Vallerano), perdendo, dall'altro lato, buona parte della sua portata innovativa.
Cui prodest?
Ismail

Note:

(1) Ancor più grave ciò che è accaduto con i casi di Marra e Muraro.
Per quanto concerne il secondo, vale la pena ricordare che il sindaco Raggi inizialmente non proferì parola sull'indagine riguardante l'allora Assessore Muraro per reati ambientali, per poi dichiarare ai giornalisti pressanti di non saper nulla a riguardo, sino alla confessione finale in Commissione Ecomafie.

mercoledì 7 giugno 2017

"GODSEND-IL MALE E' RINATO" (2004) DI NICK HAMM

"Godsend", film horror (?) del 2004 del regista nord-irlandese Nick Hamm, in questi giorni tornato in programmazione su uno dei canali minori del digitale terrestre di una nota azienda televisiva.
Tutto inizia con l'immagine del sogno medio borghese made in U.S.A.: la classica famiglia da pubblicità, serena e dai visi pallidi. Tre sono i suoi componenti, Paul (interpretato da Greg Kinnear), insegnante di scienze al liceo, la moglie Jessie (Rebecca Alie Romijn) che fa la fotografa, ed infine il figlio, l'affettuoso e brillante Adam (Cameron Bright) che da poco ha compiuto 8 anni.
L'idillio iniziale cade in frantumi, il piccolo rimane vittima di un tragico incidente stradale e muore.
Poche ore dopo, al funerale del piccolo, fa la sua comparsa tale Richard Wells (Robert De Niro), medico genetista. Si avvicina ai genitori e propone loro un'idea che può farli uscire dal dramma in cui sono caduti. Il dottore spiega di aver perfezionato il sistema che permette la clonazione umana e di poter donare a Jessie e Paul una insperata seconda possibilità.
Questo è l'antefatto da cui muove la trama del film, un soggetto su carta in grado di garantire interessanti spunti sia per la tematiche etiche che per l' intrattenimento in sé.
Le buone premesse ben presto vanno a farsi benedire.
Il film prosegue lentissimo (intendiamoci la lentezza non è sempre negativa, basta andare a guardare molte pellicole di genere girate in oriente negli anni 2000, un esempio è il raffinato ed elegante horror coreano "Two Sisters"), mancano le emozioni, i sobbalzi, il pathos e "Godsend" si trasforma nel banalotto filmetto incentrato sullo spiritello malvagio.
Il piattume viene cadenzato da una serie continua di cliché tipici dei peggiori film di genere. Abbiamo i tanto carini disegnini rivelatori, resistenti agli incendi che distruggono edifici in mattoni ed in grado di rimanere inalterati al trascorrere dei decenni; persone che bussano all'improvviso ai finestrini delle automobili; altre ancora che al primo passante di turno decidono di vuotare il sacco e raccontare tutti quei segreti oscuri che per una vita sono stati custoditi gelosamente.
Il film cincischia, sale un incredibile senso di insofferenza crescente; a suggellare il tutto c'è il finale, privo di sorprese.
"Godsen" è una toppa clamorosa, secondo indizio dopo "The Hole" (2003) della poca stoffa di Hamm nel trattare il cinema di genere.
Scrittura pessima quindi, ma anche il cast ha il fiato corto.
Bob De Niro, non tiene a galla la pellicola; appare svogliato e perennemente svogliato.
Tempo perso.

Habemus Judicium:

Ismail