lunedì 8 ottobre 2018

SPECIALE R&R (PARTE III): "CANE DI PAGLIA", IL RIFLESSO DELLA CATTIVA COSCIENZA AMERICANA

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«Quando la gente impreca contro il mio modo di trattare la violenza in pratica dice: 'Non Mostrarmela, non voglio sapere, e prendetemi un'altra birra dal frigorifero...'. Credo che sia sbagliato. e pericoloso, rifiutare di riconoscere la natura animale dell'uomo»
-Sam Peckinpah-

Chi è stato Sam Peckinpah?
Uno di quei cocciuti che tanto piace a noi.
Una vita a tirare avanti la baracca con sceneggiature e regie per la Tv, poi il grande salto nel cinema con il suo amato West. Qui un continuo braccio di ferro con la produzione: lui voleva fare il cazzo che gli pareva, quelli che ci mettevano i soldi preferivano un regista che portasse avanti il compitino senza troppi fronzoli.
Sam, il suo primo lungometraggio, "La morte cavalca a Rio Bravo"(1961), lo rinnegò: regia e montaggio vennero eseguiti sotto la strettissima sorveglianza dei produttori che inevitabilmente marchiarono il prodotto. 
Una prima piccola rivincita arrivò l'anno successivo con "Sfida nell'Alta Sierra", la storiella di due arzilli cowboy è vero, ma con un realismo che poco si addiceva al western americano. Poi ancora scazzi per "Sierra Charriba", tagliuzzato in post-produzione di ben trenta minuti.
Divenuto un indesiderabile, torna alla tv e qui ottiene il clamoroso successo con il serial "Noon wine". Al resto ci pensò il vento inarrestabile della Nuova Hollywood che apriva nuovi spazi di libertà per i registi americani. Siamo nel 1969 e gli zoccoli dei cavalli calpestano selvaggiamente i corpi inermi: "Il Mucchio Selvaggio" (1969) è Il western americano, anzi è la storia e l'anima del migliore cinema a stelle e strisce.
Sam Peckinpah è stato un innovatore del cinema d'oltreoceano, nonché fonte di ispirazione per le generazioni successive; chiedete a Scorsese e Tarantino. Il suo cinema portava un'ondata di violenza e realismo che Hollywood non aveva mai visto. Era quasi inevitabile che il californiano entrasse in questo speciale con un suo film.

"Cane di paglia-Straw Dogs" (1971) di Sam Peckinpah:
Lui, David (Dustin Hoffman), è un matematico americano ed ha avuto una borsa di studio per un progetto importante. Ha deciso di trasferirsi in Cornovaglia, nel paese d'origine della sua bella compagna, Amy (Susan George). Qui potrà, in tutta tranquillità, svolgere le proprie ricerche. 
Non c'è il clima arido e polveroso del vecchio West, è vero. Al suo posto troviamo verdi collinette attraversate dalle sinuose strade che ne disegnano il paesaggio. Anche il periodo non è quello giusto; siamo nei primi anni '70 carichi di istanze e rivendicazioni sociali. 
Ma la rivoluzione culturale è distante come non mai ed il selvaggio west lo si respira nell'aria. 
C'è il saloon dove i suoi luridi clienti comprano sigarette e bevono litri di birre. C'è l'uomo solo, il Maggiore, che tiene a bada gli animi ed è chiamato a far rispettare la legge. Siamo nella civile Inghilterra eppure si è in un qualsiasi paese di confine dove si lotta per la predominazione.
Ma torniamo alla giovane coppia. 
I due hanno preso una casetta in campagna che richiede delle riparazioni al tetto. Su richiesta della moglie, David ingaggia Charlie, l'ex fidanzato di Amy, ed i suoi compari. Sembra siano portati per i lavori in muratura. 
Lui studia e lei si annoia. 
Lui subisce le angherie dei maschietti, lei, stanca di un compagno incapace di imporsi, apre per bene i suoi occhioni verdi e fa un po' la civettuola. 
Lui va a caccia, lei viene stuprata.
"Cane di Paglia" ci prepara lentamente ad una furiosa lotta tra apollineo e dionisiaco, un assalto alla diligenza che cresce costantemente ed esplode con un'intensità inaudita; si tocca con mano l'essenza del Peckinpah fatto di rallenti e montaggi frenetici che esaltano la violenza caricandola di significati.
E "Cane di Paglia" mise a dura prova la critica ed il pubblico dell'epoca.
Alcuni dotti si affrettarono a sottolineare un eccessivo compiacimento nella messa in scena della violenza; poi, a complicare le cose, c'era la scena dello stupro con una Amy così ambigua, quasi divisa tra il terrore e la voglia di abbandonarsi al lato più istintivo e cadere tra le braccia di Charlie, l'uomo che incarna tutto ciò che non è il marito David. Il velo di ambiguità cade repentinamente, palesandosi (con l'arrivo del branco) un senso di disgusto che si ripercuoterà nel successivo incontro alla festa parrocchiale.
Dai dubbi alle etichette il passo fu breve. 
"Cane di Paglia" è un'opera misogina
Di più, la prima opera d'arte fascista d'America.
Forse però la realtà è più complessa.
Peckinpah un'operazione di questo tipo l'aveva già compiuta con il vecchio west
Il mito della frontiera veniva preso a martellate, divenendo un luogo abitato da personaggi in decadimento, sia fisico che morale; volti luridi che esprimevano il futuro capitalismo anarchico che imponeva la sua forza su terre e uomini.
Lo stesso avviene in "Cane di Paglia".
Il mondo occidentale civilizzato, sostenuto dal mito del progresso, non esiste e nasconde dentro di sé un furore primordiale. Così ad una società rurale timorosa verso "scioperi, rivolte e negri che si ribellano", risponde David, il miglior frutto dell'America. Egli è colto, educato, perbenista ed ipocrita. E' ben predisposto a girar la testa dall'altra parte, a sentirsi superiore agli altri e, quando è necessario, ad imporre il suo senso di giusto attraverso una forza primitiva e violenta.
"Cane di Paglia" è prima di tutto questo, un'opera pessimista che prende per il bavero lo spettatore e lo spinge ad una presa di coscienza dolorosa e non voluta. E' l'espressione di una natura umana irrimediabilmente animalesca. Anzi, «il riflesso della cattiva coscienza dell’America».

"Straw Dogs" (2011) di Rod Lurie:
10 anni or sono è scoppiata la mania di rifare film famosi anche a distanza di pochi anni dalla loro uscita. Ciò è dovuto, con tutta evidenza, ad una mancanza palese di idee e di intraprendenza nell'ambiente hollywoodiano. Curiosamente, gran parte di questi rifacimenti a scopo meramente commerciale, ha preso di mira opere figlie della  Nuova Hollywood: come dire, un po' come il Che che lottò contro il capitalismo americano per poi finire stampato su milioni di t-shirt.
Ciò è avvenuto anche con i R&R. La strada è stata inaugurata nel 2009 da Dennis Iliadis con "L'ultima casa e sinistra" ed è proseguita con "I spit on your grave" (2010). Ed in questo contesto, anche Sam Peckinpah ha avuto il suo figlio (il)legittimo.
***
"Strew Dogs" (2011) di Rod Lurie è una pedissequa ricalcatura delle linee narrative dell'originale.
Per questo remake si punta su un cast di volti noti: James Marsden, Alexander Skarsgard, James Woods e Kate Bosworth, giusto per citarne alcuni.
Difficile accettare la facciacazzi di James Marsden, ma bisogna ammettere che fa il suo e quegli occhietti blu gli si illuminano al momento giusto; Kate Bosworth? Neanche quello. Skarsgard e Dominic Purcell, rispettivamente nella parte del ganzo uomo Alpha di paese l'uno e del ritardato mentale l'altro, andrebbero quasi scambiati di ruolo, senti un po' che ti dico.
Per fortuna ad evitare un gran miscasting ci pensa quell'acqua ragia di James Woods, perfettamente a suo agio nel ruolo di un ex coach ubriacone e violento.
A sto giro non sono più le fredde e nebbiose brughiere della Cornovaglia ad essere protagoniste, ma il polveroso e torrido Mississipi. Questo cambia un bel po' la faccenda, perché si perde uno dei tratti peculiari dell'originale e per l'ennesima volta si vira marcatamente verso una critica feroce della provincia americana bigotta e violenta. Stavolta il West c'è per davvero, i luoghi sono quelli, i redneck pure. Stranamente rimane il cottage stile britannico paro paro a quello dell'originale, il che ovviamente non ha alcun senso in un contesto così diverso.
Differenze dall'originale? Che sia un coach e non un maggiore il metronomo di quella violenza, costantemente e sottilmente percepibile e pronta ad esplodere, o che il personaggio di Charlie si diverta a beccare verbalmente David (dando vita a un dissing) poco fa. È un'opera completamente derivativa che ricalca esattamente l'originale scena per scena. Addirittura Rod Lurie riproduce esattamente il montaggio incrociato tra la scena dello stupro e quella della caccia. Più di così...
C'è da dire che, in questo remake, si decide di accentare in modo ben preciso l'ambiguità dell'originale, rappresentata dal personaggio di Amy: il film del 1972 mostra, in modo più smaccato, l'attrazione di Amy verso Charlie e, quando si consuma il rapporto sessuale, appare chiaro come ci sia un certo godimento da parte della protagonista, subito poi trasformato in orrore per la piega che assume successivamente la questione.
L'Amy di "Strew Dogs", invece, non fa NIENTE (se non in una stupidissima scena stile peep show) per legittimare le convinzioni e la determinazione di Charlie e i suoi amici ed, anzi, si ribella apertamente e violentemente alla crescente prevaricazione subita.
Questa differenza non va che a favore della visione cruda di Peckinpah, il quale utilizza l'ambiguità sessuale di Amy per sottolineare ulteriormente una verità ineluttabile dell' istintività umana: in modo innegabile, prima che affiori la sua parte razionale e autoconservativa, Amy si abbandona volitivamente al più forte, sfogando il suo atavico, e radicato nel profondo, istinto di eterodominazione femminile, ormai represso e compresso nel rapporto monotono e velleitario con David. Solo con l'affermazione brutale del suo ruolo di capobranco David riesce a mostrare il suo valore, in barba al ruolo sociale che ricopre e che, già ampiamente, lo legittimerebbe su una comunità di campagnoli.
Questa operazione di vernissage sicuramente ha i suoi pregi rispetto alle zozzerie che hanno imperversato negli ultimi anni. Resta il fatto che l'originale non necessitava di un remake più cinematografico, ma anche in questo caso bisogna astenersi da eccessivi raffronti.
Il film è girato molto bene, abile nel creare tensione e nell'avere un certo impatto sullo spettatore: risulta sicuramente un prodotto di qualità.
Per i pigri o i più giovani può essere una buona alternativa, moderna e restaurata, per esplorare la tematica spinosa che sta alla base del libro da cui sono tratti i due film [continua...].

Bob Ft. Ismail

2 commenti:

  1. Darò una possibilità a questo temake allora!

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    1. È una spanna sopra rispetto agli altri remake che sono davvero operazioni commerciali di bassa lega.
      Facci sapere come è andata la visione.

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