lunedì 28 febbraio 2011

YARA E SARA: DAJE ALL'UNTORE!

Girovagavo per la rete quando, su Facebook, mi imbatto in un gruppo dal nome: "Yara e Sara, due bimbominchie in meno". Lì per lì ho pensato che fosse un'iniziativa di cattivo gusto, che rende l'idea di una persona idiota che sente il bisogno di provocare esplicitamente l'opinione pubblica. E' questo ciò che rende misera l'uscita, l'essersi concretizzata nella creazione di un gruppo virtuale per pura provocazione. No, perché, diciamolo, per come vengono strumentalizzati  episodi di cronaca nera del genere dai media, che ci riempiono la testa di servizi, ultimissime e approfondimenti su di essi, potrebbe pure essere lecito farsi sfuggire una battuta ironica. 
Ma da qui a metterci impegno per gettare alle masse una provocazione ce ne passa e, oltretutto annulla ogni elemento scusante. E' roba da persone tristi. Detto di come sia deprecabile e altamente stupido creare un gruppo del genere, la cosa che mi ha ancora una volta scioccato è stata la reazione del popolo di internet. Insulti, maledizioni e minacce di morte. Sembra di essere ne "I promessi sposi" quando le folle si scagliano contro il nemico pubblico al grido di «Daje all'untore».
Hanna Arendt parlava di Banalità del male  per descrivere come il male si perpetri attraverso gesti inconsapevoli, compiuti senza avere coscienza di ciò che produrranno. Di questi meccanismi inconsapevoli fanno uso coloro che riescono a imporli alle masse; tale tendenza collettiva sfocia poi nella creazione di regimi totalitari, per cui azioni efferate vengono compiute se non per volontà comune, nella piena connivenza della maggior parte della gente (si pensi al nazismo).
Con le dovute proporzioni, ma neanche troppo, invito a riflettere sul fatto che le opinioni "civili" di queste persone, che sono davvero molte, sono frutto di un meccanismo creato ad arte dai media (che ricordo che in Italia sono strumento di un uomo solo) e dalla Chiesa S.P.A: è una moralità imposta. Ormai è una frase fatta dire che siamo in un paese di benpensanti e falsi moralisti, regno dell'ipocrisia e della deprecazione di bassa qualità.  
Però è così e la sensazione è che la gente sfoghi le proprie frustrazioni quotidiane, le proprie insicurezze accanendosi su chi, certamente, assume una condotta punibile o semplicemente scorretta, ma che non merita di subire conseguenze che vadano oltre ciò che hanno causato.
Così come lo zio di Sara Scazzi e la cugina non meritano di morire torturati o bruciati, ma ci penserà la legge a giudicarli e punirli, così chi ha creato il gruppo, di cui sopra, non merita che essere deprecato per il suo gesto, ma sempre rimanendo in un contesto di civiltà. 
Perché è proprio questo il paradosso: le persone che, con quegli insulti e con quelle minacce, volevano pulirsi la coscienza e mostrarsi superiori (è evidente che questa necessità deriva da un disagio, una frustrazione sociale), in realtà si sono spinti oltre, finendo per fare qualcosa di molto peggiore e che, se fossero giudicate da altre persone assennate, passerebbero dalla parte del torto. Una persona che si ritenga perbene, in questo caso, si limiterebbe a scuotere la testa o, se proprio avesse l'irrefrenabile impulso di commentare, lo farebbe in modo del tutto diverso. Stesso discorso vale per chi scrive messaggi di affetto sincero verso le vittime. 
E' evidente che ci fa stare tutti meglio fare i finti solidali con persone che non conosceremo mai e di cui realmente non ci frega nulla e se fosse una questione di solidarietà, sarebbe giusto che ogni vita che si spegne nel mondo ricevesse tanta attenzione (mentre siamo indifferenti anche di fronte ai genocidi, solo per il fatto di non riguardarci da vicino).
In calce vi posto un video, un mosaico di persone normali che si rivolgono allo zio di Sara Scazzi. Il ridicolo assume forme sempre nuove. Io però, dopo qualche momento di ilarità, riesco solo a provare paura. Paura della banalità del male.




Bob Harris

2 commenti:

  1. credevo fosse una di quei post su yara e sara patetici ed ipocriti ed invece ho trovato qualcosa di intelligente in cui si attacca quel branco di pecoroni che spesso si vede brancolare all'interno del mondo di internet.

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  2. purtroppo è così. Rispetto per i morti, non per chi si accanisce con semplici provocatori e pensa di essere nel giusto.

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