Particolare di un' illustrazione di Philippe Druillet usata per la copertina di "Metallo Urlante" |
«Era diventato Eliminatore di Erbacce quando ancora apparteneva alla polizia, e uccidere bambini non gli sembrava affatto immorale. Quelle piccole canaglie, quando non si stordivano fiutando sacchetti di colla, rubavano tutto ciò che potevano e infastidivano i passanti. Lasciarle crescere avrebbe significato generare una nuova leva di criminali, come se in giro non ce ne fossero abbastanza»
Iconico è la parola che meglio lo definisce.
Lo è nella copertina dominata da un disegno di Philippe Druillet, uno dei fondatori di "Métal Hurlant", rivista di fumetti francese incentrata su tematiche fantasy, horror e sci-fi.
Lo è nei titoli dei quattro brevi romanzi (Venom, Pantera, Sepoltura e Metallica) che compongono l'opera, omaggio alla musica metal.
Non basta però una bella copertina ed i titoli giusti, son fin troppi gli impacchettamenti ruffiani che si aggirano nelle librerie e fanno cadere in tediosi errori una moltitudine di lettori. Per un buon libro serve ingegno, stile e contenuto. E "Metallo Urlante" di Valerio Evangelisti è un notevolissimo condensato di tutto ciò.
Lo è nella copertina dominata da un disegno di Philippe Druillet, uno dei fondatori di "Métal Hurlant", rivista di fumetti francese incentrata su tematiche fantasy, horror e sci-fi.
Lo è nei titoli dei quattro brevi romanzi (Venom, Pantera, Sepoltura e Metallica) che compongono l'opera, omaggio alla musica metal.
Non basta però una bella copertina ed i titoli giusti, son fin troppi gli impacchettamenti ruffiani che si aggirano nelle librerie e fanno cadere in tediosi errori una moltitudine di lettori. Per un buon libro serve ingegno, stile e contenuto. E "Metallo Urlante" di Valerio Evangelisti è un notevolissimo condensato di tutto ciò.
Quattro racconti si diceva, quattro storie che infrangono lo spazio/tempo ed idealmente unite da un filo conduttore, la mutazione del corpo.
Il primo del lotto è "Venom" costruito su un doppio piano temporale; da un lato la Spagna del 1353, dove incrociamo il celebre e spietato inquisitore spagnolo Nicolas Eymerich alle prese con un caso di demonolatria; dall'altro un futuro in cui l'umanità è falcidiata da un morbo africano, frutto del connubio del virus Marburg e l'AIDS, che ha trasformato i corpi in un ammasso di carne e metallo vivo. Un dialogo a distanza che turba, inquieta ed affascina.
Poi è il turno di "Pantera"; ci ritroviamo nel Far West alle prese con un messicano, pistolero e un ministro di culto del Palo Mayombe, chiamato da un ricco proprietario terriero per difendere i propri possedimenti ed il paese da alcuni minacciosi cavalieri ciclopici, i Cowboys dall'inferno, misteriosamente materializzatisi su una collina poco distante.
Con "Sepoltura" si finisce in un carcere di alta sicurezza brasiliano, dove alcuni prigionieri politici, ultimi membri di una tribù indigena, sono sommersi nell'ectoplasma, una sostanza che si fonde con la carne dei detenuti e ne rende impossibile la mobilità.
E si giunge così a "Metallica", gelida conclusione distopica dove una futura New Orleans fa da campo di battaglia alle milizie bianche cristiane ed a quelle nere musulmane, specchio di un paese, gli States, spaccato tra nord e sud a seguito della diffusione dell'anemia falciforme.
Evangelisti propone tempi e luoghi distanti tra di loro che si accavallano e compenetrano, un'ibridazione narrativa eccezionale che salta tra i generi e costruisce una potente indagine sulla disumanizzazione apportata dalla modernità e dai falsi miti.
"Metallo Urlante" è il primo atto del cd. Ciclo del metallo (sarà seguito da "Black Flag" e "Antracite"), una lettura dal grande fascino che non mostra mai il fianco a noia e stanchezza (rischio che si incorre solitamente con la lettura spezzettata delle raccolte), un'opera dal clima pestilenziale capace di lasciare senza fiato e privi di qualsiasi speranza.
Signore e signori siamo dinnanzi ad uno dei picchi della nostra letteratura di genere.
In alto i calici per Valerio Evangelisti.
Il primo del lotto è "Venom" costruito su un doppio piano temporale; da un lato la Spagna del 1353, dove incrociamo il celebre e spietato inquisitore spagnolo Nicolas Eymerich alle prese con un caso di demonolatria; dall'altro un futuro in cui l'umanità è falcidiata da un morbo africano, frutto del connubio del virus Marburg e l'AIDS, che ha trasformato i corpi in un ammasso di carne e metallo vivo. Un dialogo a distanza che turba, inquieta ed affascina.
Poi è il turno di "Pantera"; ci ritroviamo nel Far West alle prese con un messicano, pistolero e un ministro di culto del Palo Mayombe, chiamato da un ricco proprietario terriero per difendere i propri possedimenti ed il paese da alcuni minacciosi cavalieri ciclopici, i Cowboys dall'inferno, misteriosamente materializzatisi su una collina poco distante.
Con "Sepoltura" si finisce in un carcere di alta sicurezza brasiliano, dove alcuni prigionieri politici, ultimi membri di una tribù indigena, sono sommersi nell'ectoplasma, una sostanza che si fonde con la carne dei detenuti e ne rende impossibile la mobilità.
E si giunge così a "Metallica", gelida conclusione distopica dove una futura New Orleans fa da campo di battaglia alle milizie bianche cristiane ed a quelle nere musulmane, specchio di un paese, gli States, spaccato tra nord e sud a seguito della diffusione dell'anemia falciforme.
Evangelisti propone tempi e luoghi distanti tra di loro che si accavallano e compenetrano, un'ibridazione narrativa eccezionale che salta tra i generi e costruisce una potente indagine sulla disumanizzazione apportata dalla modernità e dai falsi miti.
"Metallo Urlante" è il primo atto del cd. Ciclo del metallo (sarà seguito da "Black Flag" e "Antracite"), una lettura dal grande fascino che non mostra mai il fianco a noia e stanchezza (rischio che si incorre solitamente con la lettura spezzettata delle raccolte), un'opera dal clima pestilenziale capace di lasciare senza fiato e privi di qualsiasi speranza.
Signore e signori siamo dinnanzi ad uno dei picchi della nostra letteratura di genere.
In alto i calici per Valerio Evangelisti.
Habemus Judicium:
Ismail
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