lunedì 4 dicembre 2017

"GARAGE OLIMPO" (1999) DI MARCO BECHIS: IL DRAMMA DEI DESAPARECIDOS (PARTE III)


«Buenos Aires durante i campionati mondiali di calcio del 1978 ospitava migliaia di giornalisti di tutto il mondo che seguivano, concentrati, una partita di calcio mentre, semplicemente sotto i loro piedi, stavano funzionando a pieno ritmo trecento campi di concentramento» .
-Marco Bechis-

La genesi:
Siamo nel marzo del '76 e l'Argentina è scossa da un golpe: Isabelita Perón viene deposta dall'esercito e sostituita da una giunta militare con a capo il generale Videla. Inizia un nuovo ordine politico che, attraverso sequestri, omicidi e detenzioni illegali, mira a spazzar via ogni forma di opposizione politica nel paese. 
Tra i molti dissidenti c'è anche Marco Bechis, un 22enne italo-argentino di Buenos Aires, che, nell'aprile del '77 subisce la sorte di tanti altri come lui: sequestrato da alcuni militari in borghese, viene rinchiuso nel campo di prigionia denominato Club Atletico. Il giovane ha però la fortuna di rimanerci solamente 4 mesi, trascorsi i quali gli apparati governativi decidono di scarcerarlo ed, in virtù del doppio passaporto, di espellerlo dal paese. 
Bechis si ritrova a Milano, dove studia cinema, ed affronta per la prima volta, in chiave artistica, la sua terribile esperienza nei campi di prigionia argentini; in uno scantinato milanese, sito in Via Morigi 8, nel corso del 1982, allestisce una video-installazione dal titolo "Desaparecidos, dove sono?(1), composta da due spazi separati attraverso cui far percepire e conoscere ciò che aldilà dell'Atlantico sta accadendo. Entrando ci si trova dinnanzi a due file di televisori, dove, sull'immagine di una bandiera argentina, scorrono informazioni sui desaparecidos: la data di scomparsa, il nome e l'età. In sottofondo vengono trasmesse le telecronache dei goal del mondiale d'Argentina del 1978. Dalla sala dei televisori si passa al piano di sotto e si rimane spiazzati. Ci si ritrova nel Club Atletico, una ricostruzione del suo carcere. 
Passano tanti anni, quasi venti, e Bechis torna sull'argomento immaginando un dittico cinematografico; nel 2001 arriva nelle sale "Figli/Hijos" (2001), un film sul presente che narra le vicende dei tanti figli degli scomparsi, neonati strappati dalle loro madri naturali e dati in adozione a famiglie conniventi con il regime; ad anticiparlo c'è "Garage Olimpo", pellicola presentata nel 1999 al Festival di Cannes ed incentrata sul passato. 

Il Film:
La protagonista, Maria Fabiani (Antonella Costa), è una maestra elementare che insegna in una bidonville della città e milita in una organizzazione clandestina che si oppone al regime. Vive in una grande casa assieme alla madre (Dominique Sanda) ed a Felix (Carlos Echavarria), un silenzioso e misterioso ragazzo, al quale hanno affittato una stanza per ovviare alle numerose difficoltà economiche. L'attività politica di Maria viene scoperta dal governo ed alcuni militari in borghese irrompono dentro l'abitazione portandola via davanti gli occhi di una madre che nulla può. 
Alla giovane si aprono le porte del Garage Olimpo, un inferno sotterraneo gestito da una nutrita schiera di carcerieri che, come tanti impiegati del catasto, tra una tortura nella sala della chirurgia ed una puntura di tiopental diossico(2), compilano moduli, chiedono direttive dall'alto, timbrano i cartellini in entrata ed in uscita e giocano, di tanto in tanto, a di ping pong. 
E' una realtà straniante in cui la vista è negata ed a dominare sono i rumori, i suoni, le grida e le radio accese, un ignoto terribile nel quale l'unica fievole speranza è rappresentata da un intenso (ed inaspettato) rapporto di dipendenza (?) tra vittima e carceriere. 
Siamo catapultati in uno scontro tra il reale, fatto di dialoghi duri, asciutti e mai ad effetto, torture, raid militari, e la finzione, un garage-carcere che con lo scorrere dei minuti diventa un piccolo spazio teatrale in cui mettere in scena la memoria storica.
"Garage Olimpo" è un film straordinariamente maturo, in cui l'impegno civile e la settima arte sono perfettamente equilibrati. Non ci sono gli scivoloni retorici. La violenza sui corpi non viene mai spettacolarizzata/ostentata, bensì evocata e fatta percepire allo spettatore con un'intensità incredibile. E' la nostra immaginazione che si trova costretta a ricostruire gli orrori. 
Un collage narrativo tra il mondo sotterraneo e quello esterno che assume, via via, una sorprendente forza grazie alle scelte di regia e montaggio
Qualche esempio? La misteriosa panoramica sul Rio de la Plata, increspato, nervoso, carico del più inconfessabile segreto, che apre e chiude la pellicola; l'alternanza tra gli spazi chiusi e quelli aperti, tra le soggettive che rincorrono sguardi e le riprese dall'alto di una città, un occhio che osserva e controlla una normalità angosciante. 
Bechis gioca sulla banalità della perversione, si insinua nella nostra psiche e costruisce una memoria dolorosa che ci lascia ammutoliti; ci racconta la sua Argentina ed allo stesso tempo, mancando dei riferimenti puntuali nella pellicola, ne travalica i confini spazio/temporali; "Garage Olimpo" gira un film universale che si erge a denuncia verso ogni forma di violenza e disumanizzazione derivante dall'esercizio del potere. 

Habemus Judicium:
Ismail





Note:
(1) Un servizio giornalistico del TG3 dell'epoca sulla video-installazione: Link
(2) Il tiopental diossico veniva somministrato ai traslados. Questi venivano dapprima radunati, comunicato il trasferimento in un centro di detenzione e la necessità di un vaccino.
Con il Tiopental, i detenuti, venivano addormentati, caricati su un aereo militare ed essere lanciati ancora vivi in mare.

Nessun commento:

Posta un commento