lunedì 20 novembre 2017

"SIGNORI BAMBINI" (1997) DI DANIEL PENNAC

Scena tratta da "Messieurs les enfants" di Pierre Boutron
« I bambini cominciano tutti con la metafisica, gli adolescenti continuano con la morale, e noi adulti finiamo con la logica e la contabilità »

Che Daniel Pennac sia un autore dalla grandissima creatività non è questa gran scoperta.
Il tratteggio comico e surreale attraverso cui costruisce le sue narrazioni sono un marchio di fabbrica che ha accompagnato tutta la sua produzione, un mondo immaginifico in cui tutto diviene possibile, ed ogni ruolo risulta essere scambiabile. Ed anche in questo caso il caro professore d'oltralpe non si smentisce.
Edito da Feltrinelli nel 1997, "Signori Bambini" è un piccolo romanzo di neanche 200 pagine pubblicato in contemporanea con "Messieurs les enfantes", film del regista e suo amico Pierre Boutron. All'origine di tutto ciò c'è una scommessa architettata dai due e della quale ci mette al corrente Pennac nella dedica iniziale del libro: partire da un soggetto comune e scrivere/girare la stessa storia senza leggere/visionare il lavoro dell'altro.
Ci troviamo così in una classe di II media ed il terribile Crastaing, un occhialuto professore che ha terrorizzato generazioni di mocciosetti, tiene la sua lezione di francese. Dall'altra parte della barricata sono assiepati gli alunni impauriti, tutti con la testa bassa incapaci di sostenere lo sguardo di quello che rappresenta il loro peggior incubo. Per Crastaing ogni giorno scorre alla stessa maniera, «una vita intera a passata a slittare su occhi che scivolano via».
La vita di tre di questi imberbi sta per essere sconvolta per sempre.
Nel bel mezzo della consegna dei compiti, Joseph Pritsky viene colto sul fatto. Dalle sue mani, il professore vede scivolare un foglio di carta dove compare una vignetta dal sapore «neo-post-sessantottino attardato» con su scritto «Crastaing farabutto, pagherai caro pagherai tutto»
Silenzio.
Joseph impaurito si trasforma nel peggiore delatore immaginabile, ammette che la vignetta non è opera sua e che glie l'ha passata il suo amico e compagno di banco Igor Laforgue. Da dietro un ragazzo di seconda generazione, Nourdine Kader, il quale teme di tenersi questa etichetta a vita e passarla per via ereditaria ai suoi posteri, per sentirsi un po' più integrato si lancia nel mucchio e si autoaccusa paventando una sua corresponsabilità nel fattaccio.
Il coraggio e la solidarietà porta sempre a delle conseguenze ed i tre, per punizione, si ritrovano sulle spalle un tedioso tema dalla curiosa traccia: una mattina ti svegli e ti accorgi che durante la notte sei stato trasformato in adulto ed i genitori in bambini.
Ed è così che in una manciata di pagine dallo scambio ipotetico si passa a quello reale; si apre un flusso narrativo fatto di (dis)avventure tinte di giallo, alle quali i tre giovinastri dovranno trovare una soluzione meno infantile possibile.
E' un romanzo dolce e favolistico che muove da un mondo dominato da stereotipi (il professore temuto e cattivo, il ragazzino straniero, la coppia di amici discoli) dai quali, almeno inizialmente, è lecito aspettarsi ben poco; ma Pennac non è un autore come gli altri, dà pieno sfogo alla sua creatività ed alla verve umoristica e, con improvvise virate, ci ribalta completamente la scena.
Per bocca di un narratore sui generis, un uomo in pigiama seduto su una tomba di Père-Lachaise, ci cala in una variopinta tribù di personaggi che, con lo scorrere delle pagine, acquistano una profondità inaspettata e portano nel romanzo temi seri ed amari; e Pennac, manco a dirlo, lo fa con una semplicità e capacità disarmante.
Lo stile è come sempre diretto ed immediato, un accavallarsi caotico di discorsi diretti, indiretti e soliloqui (messi rigorosamente tra parentesi), un ritmo trascinante che tiene incollati alle pagine.
"Signori bambini" è un piccolissimo e divertente romanzo di formazione consigliato ai giovani di tutte le età vogliosi di riscoprire che «immaginazione non significa menzogna».

Habemus Judicium:
Ismail

Nessun commento:

Posta un commento