«Arrivato al primo piano dell'istituto ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana. Sono rimasto terrorizzato e basito quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: 'basta, basta' e cacciai via i poliziotti che la picchiavano. Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze ».
Breve cronaca dell'irruzione:
La Diaz è un complesso scolastico che il Comune di Genova concedette, nei giorni del G8, al Genoa Social Forum. per farne la sede del media center del movimento, fungere da dormitorio e rappresentare il primo punto di riferimento per tutti quei manifestanti che non conoscevano Genova.
Il 21 liglio tra le ore 22:00 e le 24:00 avvenne una dura e violenta irruzione da parte dalle forze dell'ordine ( il numero degli agenti che parteciparono all'azione è tutt'ora imprecisato), ufficialmente per una perquisizione volta ad individuare la presenza di membri del temutissimo blocco nero, il gruppo di manifestanti che avevano avevano messo a ferro e fuoco la città durante il giorno.
L'irruzione portò ad un epilogo terribile, decine di persone che erano al suo interno rimasero ferite (tra questi molti giornalisti) e per alcuni di essi si rese necessario l'utilizzo della barella.
Tra i più gravi il giornalista Mark Covell (caduto in coma) che subì la frattura della mano sinistra, la perdita di 16 denti, la perforazione del polmone, un trauma dell' emitorace , e la frattura di 8 costole (per il pestaggio di Covell non è stata possibile l'identificazione degli agenti colpevoli).
L'irruzione portò ad un epilogo terribile, decine di persone che erano al suo interno rimasero ferite (tra questi molti giornalisti) e per alcuni di essi si rese necessario l'utilizzo della barella.
Tra i più gravi il giornalista Mark Covell (caduto in coma) che subì la frattura della mano sinistra, la perdita di 16 denti, la perforazione del polmone, un trauma dell' emitorace , e la frattura di 8 costole (per il pestaggio di Covell non è stata possibile l'identificazione degli agenti colpevoli).
Le molotov e l'arresto di massa:
Un'irruzione dura ma giustificata da ritrovamenti eccezionali: numerose sbarre metalliche, magari proprio quelle usate durante il giorno da quei manifestanti violenti che avevano devastato la città di Genova, e sopratutto due bottiglie incendiarie. Tutto il materiale viene raccolto e mostrato ai giornalisti, tutti indizi che giustificano l'arresto senza mandato di molti manifestanti presenti all'interno della Diaz.
Tutto sembrava essere andato quasi per il verso giusto, poi però un'emittente ligure, Primocanale, mostra le sequenze di alcune riprese fatte da una propria troupe ed emergono dei risvolti interessanti: si vede un agente di polizia, prima dell'irruzione, con in mano un sacchetto contente le famose bottiglie incendiarie. Cosa stavano a significare quelle immagini?
I magistrati decidono di interrogare l'agente immortalato dalle telecamere e questi confessa subito: aveva eseguito un ordine proveniente dall'alto, doveva portare due molotov, in realtà sequestrate il giorno prima in tutt'altro luogo, all'interno della Diaz.
Tutto sembrava essere andato quasi per il verso giusto, poi però un'emittente ligure, Primocanale, mostra le sequenze di alcune riprese fatte da una propria troupe ed emergono dei risvolti interessanti: si vede un agente di polizia, prima dell'irruzione, con in mano un sacchetto contente le famose bottiglie incendiarie. Cosa stavano a significare quelle immagini?
I magistrati decidono di interrogare l'agente immortalato dalle telecamere e questi confessa subito: aveva eseguito un ordine proveniente dall'alto, doveva portare due molotov, in realtà sequestrate il giorno prima in tutt'altro luogo, all'interno della Diaz.
Le indagini portarono ad una seconda verità. Le sbarre metalliche erano si state trovate nel plesso scolastico, ma queste erano presenti già prima che la Diaz venisse concessa al Genoa Social forum. Quelle sbarre altro non erano che dei materiali da utilizzare per la ristrutturazione, ancora in corso, di parte della scuola. I manifestanti vennero tutti rilasciati, le accuse mosso contro di loro caddero, ma i dischi rigidi e tutto il materiale che era stato girato dai giornalisti venne, per errore si disse, distrutto.
Il processo:
In questi lunghi dieci anni si è aperto un processo sull'irruzione della Diaz e la Corte di appello di Genoa nel 2010 è giunta a sentenza. Dei 28 imputati, 25 sono stati condannati (per un totale complessivo di 98 anni e 3 mesi di pena), e tra questi configurano membri dei vertici di polizia.
Si legge nella motivazione della sentenza:
« In sostanza, secondo la Corte, non è possibile descrivere i fatti in esame come la somma di singoli episodi delittuosi occasionalmente compiuti dagli operatori indipendentemente l'uno dall'altro in preda allo sfogo di bassi istinti incontrollati; al contrario, trattasi di condotta concorsuale dai singoli agenti tenuta nella consapevolezza che altrettanto avrebbero fatto e stavano facendo i colleghi, coerente con le motivazioni ricevute dai superiori gerarchici e con l’esplicito incarico di usare la forza per compiere lo sfondamento e l’irruzione finalizzati all’arresto di pericolosi soggetti violenti, senza alcuna preventiva o successiva forma di controllo sull’uso di tale forza.
La responsabilità di tale condotta, e quindi delle lesioni inferte, è pertanto ravvisabile in capo ai dirigenti che organizzarono l’operazione e che la condussero sul campo con le modalità e le finalità sopra descritte; [...] trattasi di responsabilità commissiva diretta per condotta concorsuale con quella degli autori materiali delle lesioni, perché scatenare una così rilevante massa di uomini armati incaricandola di sfondare gli accessi e fare irruzione nella scuola con la motivazione che all’interno soggiornavano i pericolosi Black Bloc che i giorni precedenti avevano messo a ferro e fuoco la città di Genova e si erano fatti beffe della Polizia, senza fornire un chiaro e specifico incarico sulla c.d “messa in sicurezza” o alcun limite finalizzato a distinguere le posizioni soggettive, significa avere la certa consapevolezza che tale massa di agenti, come un sol uomo, avrebbe quanto meno aggredito fisicamente ed indistintamente le persone che si trovavano all'interno, come in effetti è accaduto senza alcun segnale di sorpresa o rammarico manifestato da alcuno dei presenti di fronte al'evidenza del massacro».
Possiamo concludere questo breve post utilizzando ancora una volta le parole della corte: «In uno stato di diritto non è invero accettabile che proprio coloro che dovrebbero essere i tutori dell'ordine e della legalità pongano in essere azioni lesive di tale entità. » (daldo )
Thomas
P.s.
Link agli altri post sul tema:
- Genova dieci anni dopo: "Bella ciao. Genoa social Forum" (Atto I)
- Genova dieci anni dopo:cronaca della carica di piazza Manin (Atto II)
- Genova dieci anni dopo: la caserma Bolzaneto ( Atto IV)
Di seguito alcune testimonianze dell'irruzione alla Diaz:
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