Scarponi al Tour de France 2015 |
Sabato mattina, come spesso accade nei
giorni di riposo, me ne stavo in bicicletta.
Un bel giro, tanto verde, strade
bianche, qualche ciclabile e poche automobili, una città del tutto diversa da quella
caotica e trafficata che sono costretto a vivere quotidianamente.
Una bella giornata di sole. Di libertà. Si il ciclismo per me è sostanzialmente questo, libertà.
Un caffè da bere assieme a qualche
ciclista che incontri lungo la strada. Una chiacchierata.
Una radio accesa nel bar che ti dà una
notizia che mai avresti voluto sentire.
Se ne va Michele Scarponi, forse per
una precedenza non data.
Se ne va un padre di famiglia, un
ciclista che mi ha fatto emozionare in strada e divertire tanto con le sue interviste.
Un pugno allo
stomaco, un po' come quando in auto, bici, bus o a piedi vedo per la
mia città le ghost bikes, quelle bici dipinte di bianco messe nei luoghi degli incidenti stradali nei quali un ciclista ha perso la vita.
La speranza è che queste tragedie non rimangano maledettamente inutili e possa sorgere una seria discussione politica in tema di prevenzione e sicurezza stradale. Un piccolo passo avanti nella cultura di questo paese. Il garantire spazi adeguati per tutti coloro che decidono quotidianamente di inforcare una bici.
Ciao Michele.
Ismail
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