domenica 23 ottobre 2011

ADDIO MARCO

Ieri notte ho fatto le ore piccole. Era sabato sera, ci sta.
Stamattina tardi mi sveglio:"Che bello! Non ho più mal di gola!".
La giornata non poteva cominciare meglio.
Mi alzo e, come al solito, accendo il pc e mi collego su facebook.
Leggo un link strano: Addio Sic. In che senso addio Simoncelli? La perplessità lascia rapidamente posto all'orrore. Il link si ripete, in molti lo pubblicano. Via a cercare notizie. Il motore di ricerca mi suggerisce una parola tragica di fianco al nome Marco Simoncelli: morto.
Wikipedia mi dice: nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, morto a Sepang il 23 ottobre 2011
Il vuoto. Una fitta allo stomaco. L'incredulità e la destabilizzazione. Piano piano realizzo. 
Mi scorrono in mente le immagini del pilota Sic. Non mi ci vuole molto sforzo. Seguivo le corse in moto, seguivo soprattutto lui. Non solo per il suo essere istrione e stravagante personaggio televisivo. Marco era un pilota, anzi, il pilota italiano. Il futuro. Valentino Rossi d'altronde, per via dell'età e delle scelte professionali, sembra avviato ad un pensionamento non troppo lontano, Dovizioso è un pilota medio. E' nel pensare alle sue prospettive di pilota in procinto di diventare un fenomeno, le sue ambizioni, i suoi sogni che avviene la fase peggiore del lutto: subentra la consapevolezza che non lo vedrai mai più.
Ogni numero, ogni dato, ogni immagine televisiva, ogni dichiarazione sarà per sempre di repertorio. Qualcosa che avevi già visto e che rivedrai di nuovo, con amarezza e trasporto. Beffa del destino vuole che sia morto nelle circostanze di un suo ennesimo errore. 
Non starò qui a parlare della dinamica dell'incidente. Ogni persona provvista di internet e/o tv avrà visto le immagini della tragedia, irrispettosamente mandate in onda fino alla nausea. Evidentemente, la sua morte non era abbastanza straziante. Era necessario prolungare il dolore, mostrando continuamente la scena del suo corpo esanime riverso senza casco sull'asfalto.
Cadeva tanto Sic, perché era un generoso. Non si risparmiava mai. Lo faceva per sé stesso, per il suo talento. Non accettava il compromesso di chi sa che deve mangiare tanta polvere, rendere meno di quello che sa di poter fare. Era veloce, spesso il più veloce. Ma non conta solo essere veloci, conta essere sempre veloci e, soprattutto equilibrati. I grandi dello sport ce lo insegnano: vince chi sa gestire i momenti di difficoltà, a esaltarci nei successi siamo bravi tutti.
Gli stessi che ora incensano la sua figura, fino a ieri erano pronti ad accusarlo di essere un pilota scorretto, pericoloso e arrogante.  
In realtà Marco era un personaggio che, nella sua spavalderia e schiettezza, era simpatico e gioioso. Il suo atteggiamento era quello proprio del bravo ragazzo goliardico e genuino. Doti non sempre apprezzate dalle macchine da risultati, dai marchi umani. Sarà spontaneo ricordare i suoi battibecchi con Hector Barbera. O le sue pubblicità simpatiche, le sue dichiarazioni divertenti e mai banali. Non sapremo mai se sarebbe diventato un campione, il nuovo Rossi
Di sicuro rappresenterà per sempre il talento allo stato puro, senza compromessi né calcoli. In un motociclismo sempre più schiavo dell'elettronica, Simoncelli era il simbolo di una figura ormai estinta: il pilota supereroe, SuperSic, che con il suo coraggio e la sua forza, riusciva a vincere su tutto e tutti. I supereroi non possono morire. Svegliatemi da questo incubo.

Bob Harris

1 commento:

  1. Non ero un suo tifoso,non mi interessava dei suoi risultati sportivi,ma vedere un ragazzo così giovane perdere la vita in quel modo mi ha devastato.Adesso spero che i riflettori si spengano e che presto smetteranno di propinarci ogni fotogramma,ogni angolazione possibile dell'incidente.R.I.P.

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