mercoledì 22 giugno 2011

IL GRANDE FRATELLO CI STA GUARDANDO: RIFLESSIONE SUL RAPPORTO TRA IL CINEMA DISTOPICO E LA SOCIETA'



« La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza»  era lo slogan del film "1984" (da noi "Orwell 1984"), basato sull'omonimo romanzo di George Orwell ed interpretato da John Hurt e Richard Burton. La trasposizione cinematografica, mostrandosi fedele al libro, narra di un futuro apocalittico in cui il mondo è diviso in tre grandi nazioni, Eurasia, Estasia e Oceania, in cui dominano regimi totalitari. Il film segue le vicende di Winston Smith, incaricato di modificare libri e articoli di giornale già scritti, in quanto il Partito, oltre a esercitare un totale controllo sul presente e sul futuro della gente, intende modificare a proprio favore la storia, creandone una versione distorta e funzionale al regime. 
Quello di "1984" è un mondo in decadenza, in cui non vi è fiducia nel prossimo, ma solo odio e sospetto, dominato dal Grande Fratello, personaggio misterioso se non fittizio, che appare su ogni manifesto e video, simbolo del controllo pervasivo e completo dello stato sul singolo. All'individuo non è concesso margine di individualismo: bandita qualsivoglia forma di arte e intrattenimento, anche l'amore è considerato uno psicoreato, come tale punito dal regime con la tortura e la violenza psicologica; solo dopo averlo costretto ad abiurare completamente le sue colpe, potrà essere condannato a morte. In tale contesto la vita del singolo perde qualsiasi senso, essa si riduce a un meccanico ripetersi di gesti e azioni, finalizzati e funzionali al rafforzamento del potere statale. 
Prima di Orwell fu già Fritz Lang, nel lontanto 1927, con il suo "Metropolis" a prospettare un futuro in cui domina la dittatura del capitalismo, che creadivisioni classiste con la conseguente ghettizzazione delle classi meno abbienti. 
Fu poi Truffaut con "Fahrenheit 451" (1966) a riproporre il tema di un mondo in cui domina la tirannia di uno stato totalitario che, qui, si pone come fine l'immediata distruzione di qualsiasi libro esistente al mondo. La letteratura, infatti, è colpevole di creare potenzialmente una coscienza critica nel lettore-cittadino e presentargli l'alternativa di un mondo migliore, sicuramente diverso dalla distopica esistenza attuale, dove, assistiamo al dominio mediatico
Sempre sul tema, come non ricordare "Brazil" (1985), il capolavoro di Terry Gilliam, che, con toni ironici e grotteschi, presenta la tirannia della burocrazia statale.
Difficile, andando più in là negli anni, trovare film che, pur trattando del tema in questione, non si discostino da un mero fine di intrattenimento, spogliando così di significato politico gli eventi narrati. Un film che esemplifica tale concetto è senza dubbio "Equilibrium", film del 2001 scritto e diretto da Kurt Wimmer, che pur ispirandosi a "1984" e "Fahrenheit 451", si perde in una propensione tamarra fatta di sparatorie e sovraesposizione di arti marziali; il body counter dei personaggi rappresenta un Guinness dei primati di morti in un film. Va comunque apprezzata la resa ambientale, capace di rendere bene l'idea di un futuro distopico, resa garantita da quei mezzi tecnologici che il cinema del passato non aveva a disposizione.
Arriviamo così al 2005, anno di "V per Vendetta", film ispirato ai fumetti di Alan Moore, dove ritroviamo la Londra di "1984" attraversata da un giustiziere, Guy Fawkes, vittima e carnefice di quello stesso sistema che lo aveva creato.
La rassegna di film che hanno come ambientazione un futuro distopico ci porta a compiere una riflessione necessaria: quanto questo futuro è vicino a noi? Ma forse no, non è questa la domanda giusta. Tale quesito è alla base delle riflessioni artistiche di Lang, Orwell e Bradbury, che guardavano al futuro con preoccupazione e angoscia. 
Dal momento che il loro futuro è il nostro presente dovremmo chiederci: quanto è simile la nostra società rispetto a quella descritta nelle loro opere?
Vediamo di tracciare un identikit stilando le caratteristiche di una società distopica:
-E' presente una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali (o caste) sono rigide e insormontabili
-La propaganda del regime ed i sistemi educativi, costringono la popolazione al culto dello stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l'unico (o il migliore) possibile
-Il dissenso e l'individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante
-Lo Stato è spesso rappresentato da un leader carismatico adorato dalla gente e oggetto di culto della personalità
-Il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo
-Il sistema penale comprende spesso la tortura fisica o psicologica
-Agenzie governative (come una polizia segreta) sono impegnate nella sorveglianza continua dei cittadini
-Il legame con il mondo naturale non appartiene più alla vita quotidiana.
Non si tratta neanche di stabilire se vengono soddisfatti questi punti. 
Tutto ciò già è presente nella società contemporanea. Tocca solo stabilire a che grado. 
Purtroppo le divisioni in classi sociali sono sempre esistite. Ma mai come adesso sembrano essersi acuite. La crisi finanziaria che ha colpito l'economia mondiale ha contribuito all'annullamento delle classi medie: il risultato è che chi è ricco continua e esserlo sempre di più, chi è povero anche. 
La cosa più inquietante è che già Lang aveva  profetizzato tale stato di cose e non si può non rabbrividire pensando alla situazione di centinaia di migliaia di americani, sempre più ghettizzati, dal momento che subiscono pignoramenti a ripetizione per via dei debiti contratti con le banche, divinità del capitalismo moderno. Queste signori sono i nuovi dittatori: le banche. Dittatori che detengono la totalità del potere economico e di conseguenza politico; dittatori che scelgono il capo carismatico che rappresenti i loro interessi e faccia confluire su di sé i voti della gente. 
Tale capo carismatico si avvale di un potere mediatico. Si pensi agli avvenimenti che hanno caratterizzato l'ultima fase del governo Bush, che è andato incontro al potere finanziario un servo del potere finanziario delle varie Aig, Citybank e Goldman Sachs, che, senza batter ciglio, hanno corrotto numerosi politici al fine di far approvare la legge finanziaria che le avrebbe risanate dalla crisi, a danno dei cittadini americani che avrebbero dovuto contribuire per un totale di 700 miliardi di dollari
Tale fenomeno ci riguarda direttamente, essendo il nostro paese governato da un imprenditore/dittatore mediatico (realtà predetta ancora da Lang), anche'egli asservito ai nuovi tiranni. E non è un paradosso che le reti di Berlusconi trasmettano un format televisivo dal nome Grande Fratello (in cui tra l'altro il nome, perdendo il significato originale, va a riferirsi a un programma di infimo livello, regno della superficialità e dell'ignoranza che si nutre di se stessa)?
Berlusconi e Bush
La sudditanza mediatica e inebetita del film di Truffaut sembra riproporsi nella nostra società ed il "Grande Fratello" (inteso come format) ne è la perfetta esemplificazione. 
Il dominio di Mediaset ha portato a un progressivo regresso mentale del telespettatore, che prima di ogni altra cosa è un cittadino e, in quanto tale, contribuisce alla nomina delle future classi politiche. In quasi tutto il mondo si è sempre cercato di sfruttare il più possibile il potere mediatico al fine di ottenere potere politico e viceversa. Ma mai quanto in Italia. Non esiste democrazia in Occidente in cui il dominio televisivo sia concentrato nelle mani di un solo uomo, assistendo così a un monopolio della telecomunicazione. Va da sé che ciò ha comportato una manipolazione dell'informazione e uno scadimento della qualità del servizio, a cui, purtroppo, la massa si è adeguata, cosa evidentissima in sede elettorale. 
Più in generale i media tendono a plasmare le menti e a conformarle, illudendo la gente di compiere delle scelte che, in realtà, sono frutto del loro condizionamento. Come si suol dire se vuoi convincere qualcuno di qualcosa, fagli credere che sia una sua idea. 
Infine un accenno all'ambientalismo. In una società distopica non v'è presenza e cura della natura. Da questo punto di vista possiamo affermare che, a differenza che nelle opere artistiche di cui sopra, nella realtà si sta cercando in tutti i modi di far coesistere il progresso tecnologico con il rispetto dell'ambiente e la sua salvaguardia. Che ciò si possa realizzare non è per nulla certo, perlomeno però il problema non è trascurato. Quale che sarà il nostro futuro oscuri presagi si presentano dinnanzi a noi. Sta a noi accorgercene.


Bob Harris

1 commento:

  1. Articolo interessante che da molti spunti;sarebbe interessante analizzare i vari aspetti ed argomenti presi singolarmente.

    IDA

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