giovedì 27 settembre 2018

"SLENDER MAN" (2018) di SYLVAIN WHITE

«Lui ti entra nella testa... come un virus! Alcuni li prende, altri li fa impazzire»
-Wren-

Alla quarta volta che le sventurate evocatrici dell'entità conosciuta come "Slender Man" vengono cinte da esso from behind ho iniziato a provare una forte angoscia. L'angoscia di un horror che piano piano costruisce, tramite sapienti tocchi di tensione orrorifica, un clima opprimente di disperazione e inquietudine. O forse un'inquietudine diversa, più profonda, legata a qualcosa che richiama un atavico terrore, da sempre insito nell'uomo: trovarsi di fronte all'ennesimo film idiota che pretende di fare impressione buttando lì, ad minchiam, un cliché dopo l'altro.
Ripeto, cliché ad minchiam!
E, quando sei lì a chiederti perché, ancora una volta, lo spavento colpisce dal lato B, e, ancora una volta, le vittime non se lo aspettano -maguardaunpó- si inerpica dentro di te la sensazione che si andrà avanti così, stancamente, fino alla fine del film.
Trama: 4 girl power annoiate una sera invocano Slender su YouTube; dopo un tot lui le inizia a steccare una ad una, fine.
Nato dal copia e incolla di matrice internettiana, la leggenda di Slender Man si va a iscrivere in quel genere di racconti fatti, appunto, per essere condivisi da una serie indefinita di internauti: le Creepypasta.
Come sapientemente ci spiegano durante la pellicola le protagoniste e i titoli di coda del film, la leggenda (reale) è stata arricchita negli anni da (falsi) found footage, veri e propri collage, e da una discreta vena artistica di alcuni utenti del web, che hanno realizzato nel tempo chilate di illustrazioni.
Il problema è che, tendenzialmente, un manichino in smoking, corredato da tentacoli optional, serve più ad attirare clientela in un negozio durante i saldi che ad ingenerare paura. Ma tant'è. In effetti era necessario lasciare il beneficio del dubbio a Sylvain White, regista del film, che la cosa, sapientemente rappresentata, potesse funzionare. 
Ma no, non funziona.
L'idea che le quattro amiche evochino lo spirito malvagio tramite una riproduzione di un video su YouTube non solo non convince, ma rafforza l'idea che, ad oggi, l'uso dei social nei film horror non è ancora un'opzione vincente ("Unfriended"). Fino a quando non si troverà la chiave di volta meglio ripiegare sul fascino retró del male, come d'altronde stanno facendo tutti da un bel pezzo, Jason Blum in primis (da "Insidious"[LINK] a "The Nun"). Tanto più se l'entità di turno si avvale comunque degli stilemi classici per terrorizzare: boschi, vecchie biblioteche, case buie e manicomi sono ben al centro del film.
Perciò risulta buffo assistere ad un paio di sequenze in cui Slender Man videochiama (con numero sconosciuto) la malcapitata di turno. Per non parlare poi della presenza di un personaggio che non appare mai durante il film se non per scambiarsi qualche messaggino in chat con la protagonista; funzionale a creare suspense e mistero, viene buttato in mezzo al film e, dopo aver monopolizzato l'atto centrale, viene liquidato in due parole senza che la sua presenza serva ad alcunché, se non confermare, dopo aver allungato il brodo, che Slenderman effettivamente vuole fare la pellaccia alle 4 sventurate, senza se e senza ma (per fortuna esistono ancora entità coerenti ed incorruttibili). 
Per il resto, beh, peccato, perché la trama qualche cosa di interessante lo proponeva e, tutto sommato, accogliamo a braccia aperte parte del finale. 
Ma come è diretto questo film? Già perché un horror anche solo godibile passa principalmente dalla sapiente mano del suo direttore. Tra buchi di sceneggiatura, dialoghi senza senso, contraddizioni e incoerenze varie, il film ha già un piede nella fossa. A ciò aggiungiamo una regia schizofrenica che provoca soltanto fastidio nell'alternare sequenze fotoniche e surrealiste (infarcite di frame subliminali) a rallenty dalla durata interminabile (Slender Man prendi me piuttosto!). Ci rimane qualche sequenza discreta qua e là (l'ombra di Slender Man, la presenza dell'entità solo percepita nel vento che passa attraverso gli alberi). 
Ce la faremo mica bastare? 
A proposito...qualcuno sa a che cosa cazzo serve il cancello in mezzo al bosco?


Habemus Judicium:
Bob Harris

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