Una donna senza nome (interpretata da Sophie Marceau) si reca in tarda serata in un commissario di polizia. Sotto la luce dei neon incontra un'altra donna, il tenente Pontoise (Miou Miou), prossima a finire il suo turno di lavoro.
Il motivo è la morte del violento avvenuta quasi 10 anni prima. Un suicidio, un volo dall'ottavo piano, stando alla verità certificata allora dagli inquirenti che archiviarono il caso. In realtà un omicidio causato dalla spinta decisiva di una donna stanca di subire l'ennesima violenza. Da allora un crescente senso di colpa, oramai incontrollabile, che la porta ad autodenunciarsi prima che il reato cada in prescrizione.
"Arrestatemi" del regista francese Jean Paul Lilien è uno di quei film quasi invisibili. Uscito in patria nel 2013, è arrivato qui da noi nel 2016 per il solo mercato dell'home video. E' roba che si incrocia giusto per caso in qualche videoteca superstite o spulciando i canali minori del digitale terrestre.
Ci ritroviamo dinnanzi ad un thriller anomalo, tutto giocato sul serrato colloquio tra le due immerse nell'oscurità del commissariato, un braccio di ferro tra la vittima/carnefice ed il tenente, che più conosce il passato della donna e più giustifica il fatto intravedendo nell'omicidio un esercizio di legittima difesa. Ad estendere le percezioni dello spettatore ci sono numerosi flashback, quanto mai crudi e realistici, che ci calano in prima persona nei dolori fisici e psicologici subiti dalla donna.
"Arrestatemi" è uno dei pochi film che parla di violenza di genere e lo fa con una certa forza. Merito delle due attrici che sorreggono una messa in scena asciutta ed austera. Merito della narrazione che, attraverso un dialogo maieutico, apre la sguardo non tanto sull'atto subito quanto sulle conseguenze scaturite da esso.
Il cinema francese ci lascia uno sguardo amaro e disilluso sui rapporti di coppia, e lo fa mostrandoci un volto qualsiasi che veicola un messaggio universale.
"Arrestatemi" del regista francese Jean Paul Lilien è uno di quei film quasi invisibili. Uscito in patria nel 2013, è arrivato qui da noi nel 2016 per il solo mercato dell'home video. E' roba che si incrocia giusto per caso in qualche videoteca superstite o spulciando i canali minori del digitale terrestre.
Ci ritroviamo dinnanzi ad un thriller anomalo, tutto giocato sul serrato colloquio tra le due immerse nell'oscurità del commissariato, un braccio di ferro tra la vittima/carnefice ed il tenente, che più conosce il passato della donna e più giustifica il fatto intravedendo nell'omicidio un esercizio di legittima difesa. Ad estendere le percezioni dello spettatore ci sono numerosi flashback, quanto mai crudi e realistici, che ci calano in prima persona nei dolori fisici e psicologici subiti dalla donna.
"Arrestatemi" è uno dei pochi film che parla di violenza di genere e lo fa con una certa forza. Merito delle due attrici che sorreggono una messa in scena asciutta ed austera. Merito della narrazione che, attraverso un dialogo maieutico, apre la sguardo non tanto sull'atto subito quanto sulle conseguenze scaturite da esso.
Il cinema francese ci lascia uno sguardo amaro e disilluso sui rapporti di coppia, e lo fa mostrandoci un volto qualsiasi che veicola un messaggio universale.
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